• PAROLE SANTE.
    Putin: “Pianificano sanzioni a loro discapito, sono deficienti”
    Non si è fatta attendere la dura e colorita reazione di Vladimir Putin riguardo alle minacce di sanzioni da parte di una coalizione chiamata i “Volenterosi”, che vorrebbero ulteriormente inasprire le misure contro Mosca. Putin sottolinea che coloro che desiderano danneggiare la Russia sono pronti ad adottare sanzioni anche a loro discapito, definendoli “deficienti” e […]

    https://www.quotidianolavoce.it/2025/05/13/putin-pianificano-sanzioni-a-loro-discapito-sono-deficienti/
    PAROLE SANTE. Putin: “Pianificano sanzioni a loro discapito, sono deficienti” Non si è fatta attendere la dura e colorita reazione di Vladimir Putin riguardo alle minacce di sanzioni da parte di una coalizione chiamata i “Volenterosi”, che vorrebbero ulteriormente inasprire le misure contro Mosca. Putin sottolinea che coloro che desiderano danneggiare la Russia sono pronti ad adottare sanzioni anche a loro discapito, definendoli “deficienti” e […] https://www.quotidianolavoce.it/2025/05/13/putin-pianificano-sanzioni-a-loro-discapito-sono-deficienti/
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    Putin: “Pianificano sanzioni a loro discapito, sono deficienti”
    Non si è fatta attendere la dura e colorita reazione di Vladimir Putin riguardo alle minacce di sanzioni da parte di una coalizione chiamata i “Volenterosi”, che vorrebbero ulteriormente inasprire le misure contro Mosca. Putin sottolinea che coloro che desiderano danneggiare la Russia sono pronti ad adottare sanzioni anche a loro discapito, definendoli “deficienti” e […]
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  • DAI TACCHI ALLA SEDIA A ROTELLE DOPO IL 2021: "DICEVANO CHE ERA TUTTA UNA MIA QUESTIONE MENTALE".
    Si fa fatica a capire che non è strumentalizzazione del dolore, è portare alla luce qualcuno che viene costantemente lasciato all'ombra dell'attenzione mediatica.
    Dal 2021 il tema degli #effettiavversi è un tabù che resta insopportabile ai più e allo stesso tempo rimane una necessità impellente di divulgare la propria storia: quella di qualcuno a cui era stato consigliato un trattamento che poi ha portato a nefaste conseguenze senza che nessuno se ne assumesse la responsabilità.

    La storia di Elisa

    Polarizzare il dibattito diventa la parola d'ordine quando non si può lasciare la libertà di scegliere. Elisa Napolitano non si sente come se avesse scelto liberamente di fare il vaccino che - non - l'avrebbe protetta dal Covid. Questo perché all'epoca in cui scoprì di non aver sviluppato anticorpi dalla malattia naturale (e neppure dalla prima dose) le è stato consigliato di ricorrere a più dosi booster.
    "E' questo quello che mi ha fatto molto arrabbiare: oggi la stessa soluzione viene sconsigliata alle persone con malattie autoimmuni come la mia, perché può scatenare una nuova reazione autoimmune".

    Era tutto qua il surreale dibattito dell'epoca covid: non negare, divulgare i numeri per come erano, assumersi la responsabilità per quelli che loro dicevano essere "fisiologici" effetti avversi.
    Come è finita lo sappiamo: archiviazioni a gogo e tutti che alzano le mani, ma nel frattempo Elisa deve continuare a vivere, benché in sedia a rotelle. "Il mio sistema da quel momento è andato in tilt, è arrivata questa febbre che non andava via e non avevo risposte nonostante i numerosi esami".

    "La febbre non passò più"

    Ovviamente non è arrivata nemmeno la protezione dal covid: "Un mese dopo aver fatto la prima dose l'ho ripreso e l'ha ripreso tutta la mia famiglia, tutti vaccinati", figli inclusi, "poi ho studiato che gli anticorpi naturali mi avrebbero protetto, ma solo in seguito. Fino ad allora sapevo che per la macchina si va dal meccanico e per la salute dal medico, come tutte le persone comuni".
    Di chiarezza non c'è traccia, anche perché nelle considerazioni medico-legali ottenute su sua richiesta, il medico scrive che "attualmente i dati della letteratura scientifica non sono sufficienti a stabilire un nesso causale specifico, per quanto precede nel caso in esame, risulta soddisfatto esclusivamente il criterio cronologico, quindi si ritiene di esprimere parere non favorevole alla concessione del beneficio richiesto", cioè il rimborso per danni.

    "Ma non bisogna arrendersi mai": Elisa lo dice guardando le foto delle sue torte, che ora è troppo faticoso realizzare.
    Nel video l'intervista di Fabio Duranti.

    https://youtu.be/J9xXCdTqnF0?si=DzVME5ZW-G-6YkHW
    DAI TACCHI ALLA SEDIA A ROTELLE DOPO IL 2021: "DICEVANO CHE ERA TUTTA UNA MIA QUESTIONE MENTALE". Si fa fatica a capire che non è strumentalizzazione del dolore, è portare alla luce qualcuno che viene costantemente lasciato all'ombra dell'attenzione mediatica. Dal 2021 il tema degli #effettiavversi è un tabù che resta insopportabile ai più e allo stesso tempo rimane una necessità impellente di divulgare la propria storia: quella di qualcuno a cui era stato consigliato un trattamento che poi ha portato a nefaste conseguenze senza che nessuno se ne assumesse la responsabilità. La storia di Elisa Polarizzare il dibattito diventa la parola d'ordine quando non si può lasciare la libertà di scegliere. Elisa Napolitano non si sente come se avesse scelto liberamente di fare il vaccino che - non - l'avrebbe protetta dal Covid. Questo perché all'epoca in cui scoprì di non aver sviluppato anticorpi dalla malattia naturale (e neppure dalla prima dose) le è stato consigliato di ricorrere a più dosi booster. "E' questo quello che mi ha fatto molto arrabbiare: oggi la stessa soluzione viene sconsigliata alle persone con malattie autoimmuni come la mia, perché può scatenare una nuova reazione autoimmune". Era tutto qua il surreale dibattito dell'epoca covid: non negare, divulgare i numeri per come erano, assumersi la responsabilità per quelli che loro dicevano essere "fisiologici" effetti avversi. Come è finita lo sappiamo: archiviazioni a gogo e tutti che alzano le mani, ma nel frattempo Elisa deve continuare a vivere, benché in sedia a rotelle. "Il mio sistema da quel momento è andato in tilt, è arrivata questa febbre che non andava via e non avevo risposte nonostante i numerosi esami". "La febbre non passò più" Ovviamente non è arrivata nemmeno la protezione dal covid: "Un mese dopo aver fatto la prima dose l'ho ripreso e l'ha ripreso tutta la mia famiglia, tutti vaccinati", figli inclusi, "poi ho studiato che gli anticorpi naturali mi avrebbero protetto, ma solo in seguito. Fino ad allora sapevo che per la macchina si va dal meccanico e per la salute dal medico, come tutte le persone comuni". Di chiarezza non c'è traccia, anche perché nelle considerazioni medico-legali ottenute su sua richiesta, il medico scrive che "attualmente i dati della letteratura scientifica non sono sufficienti a stabilire un nesso causale specifico, per quanto precede nel caso in esame, risulta soddisfatto esclusivamente il criterio cronologico, quindi si ritiene di esprimere parere non favorevole alla concessione del beneficio richiesto", cioè il rimborso per danni. "Ma non bisogna arrendersi mai": Elisa lo dice guardando le foto delle sue torte, che ora è troppo faticoso realizzare. Nel video l'intervista di Fabio Duranti. https://youtu.be/J9xXCdTqnF0?si=DzVME5ZW-G-6YkHW
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  • MILANO – Fattore 3C
    Contaminata. Costosa. Cattiva.


    Se sono rimasto ancora a Milano, credo che ci sia un interesse, una passione di fondo, un legame ancora forte con le mie origini. Non si può semplificare tutto riducendolo a scadenze, obblighi, lavoro. La mobilità c’è e in futuro non la escludo, ma intanto sono qui. E voglio battermi per salvaguardare il rapporto con questa città.

    Come si fa con un legame affettivo, anche quando si logora.
    E nel nostro caso, fra noi e Milano, il rapporto si è logorato. Non è tutto perduto, ma è tempo di fare il punto, senza drammi e senza illusioni.
    Capire da dove ripartire.

    Le 3 C che oggi raccontano il declino di Milano:

    CONTAMINATA

    Milano è una città che respira male. Non solo per l’aria, ma per ciò che ha scelto di diventare: un terreno di conquista per la speculazione, dove ogni albero abbattuto è una riga in più sul conto della collettività. Si costruisce in verticale, si consuma in orizzontale. Si celebra la grandeur nei mesi dell’evento, ma si dimenticano i quartieri quando finisce la passerella. È una città che si è contaminata culturalmente, arrendendosi all’estetica del profitto.

    COSTOSA

    Milano è diventata inaccessibile. Troppo cara per viverci, troppo competitiva per restarci, troppo indifferente per sentirsi accolti. La forbice sociale si allarga, e la città premia chi ha già. Le opportunità esistono, ma sempre più ristrette. I giovani partono, chi resta spesso si adatta, e chi prova a resistere lo fa a caro prezzo.
    Milano non è più inclusiva: è un supermercato a più corsie, dove la dignità si misura con l’IBAN.

    CATTIVA

    C’è una cattiveria diffusa, strisciante, che nasce non solo dal disagio ma dalla rassegnazione. È l’indifferenza sui mezzi pubblici, la tensione per strada, la freddezza nei condomìni. Milano ha smarrito il senso della prossimità. Ci si difende più che riconoscersi.
    Non è solo insicurezza, è mancanza di legami. Una città dove tutto scorre veloce, ma niente si lega più.

    ❗️Se pensate che il mio sia il solito pianto greco o una lamentela populista, liberissimi di farlo.
    Ma se anche solo in parte vi riconoscete in queste parole, se riuscite a guardare oltre la retorica e il vaneggiamento, allora forse potete concordare con me:
    quella che una volta era una realtà luccicante e piena di opportunità è oggi una terra arida, fatta di contraddizioni e disuguaglianze sempre più evidenti.
    Abbiamo identificato i problemi. Ora tocca a noi lavorare per cambiare le cose.

    ❗️Per questo rivolgo un appello a tutti i comitati, i gruppi, le realtà esistenti: superiamo le differenze, le sensibilità, le gelosie. Facciamo il salto. Ricominciamo a cooperare e torniamo nei luoghi decisionali, nelle istituzioni, dove si può ancora incidere.
    Ma dobbiamo volerlo davvero. Non per una leadership, ma per una maturità collettiva.
    Se vogliamo farlo, troviamoci. Parliamo di lavoro politico.
    Se non vogliamo, allora tanti auguri a ognuno di noi.
    Nell’accettazione della duplice fatica: la miseria… e l’assuefazione a una realtà che non si vuole cambiare.

    "If Winter comes, can Spring be far behind?"
    (Cit. Percy Bysshe Shelley – Ode al vento d’Occidente)

    #Milano #Fattore3C #Cambiamento #Attivismo #CittàDaRifare #GiustiziaSociale #TreC #Speculazione #Carovita #SolitudineUrbana #RomanticismoPolitico #Partecipa #RivoltaCivile
    MILANO – Fattore 3C Contaminata. Costosa. Cattiva. ⚠️🏙️💔 Se sono rimasto ancora a Milano, credo che ci sia un interesse, una passione di fondo, un legame ancora forte con le mie origini. Non si può semplificare tutto riducendolo a scadenze, obblighi, lavoro. La mobilità c’è e in futuro non la escludo, ma intanto sono qui. E voglio battermi per salvaguardare il rapporto con questa città. Come si fa con un legame affettivo, anche quando si logora. E nel nostro caso, fra noi e Milano, il rapporto si è logorato. Non è tutto perduto, ma è tempo di fare il punto, senza drammi e senza illusioni. Capire da dove ripartire. Le 3 C che oggi raccontano il declino di Milano: CONTAMINATA Milano è una città che respira male. Non solo per l’aria, ma per ciò che ha scelto di diventare: un terreno di conquista per la speculazione, dove ogni albero abbattuto è una riga in più sul conto della collettività. Si costruisce in verticale, si consuma in orizzontale. Si celebra la grandeur nei mesi dell’evento, ma si dimenticano i quartieri quando finisce la passerella. È una città che si è contaminata culturalmente, arrendendosi all’estetica del profitto. COSTOSA Milano è diventata inaccessibile. Troppo cara per viverci, troppo competitiva per restarci, troppo indifferente per sentirsi accolti. La forbice sociale si allarga, e la città premia chi ha già. Le opportunità esistono, ma sempre più ristrette. I giovani partono, chi resta spesso si adatta, e chi prova a resistere lo fa a caro prezzo. Milano non è più inclusiva: è un supermercato a più corsie, dove la dignità si misura con l’IBAN. CATTIVA C’è una cattiveria diffusa, strisciante, che nasce non solo dal disagio ma dalla rassegnazione. È l’indifferenza sui mezzi pubblici, la tensione per strada, la freddezza nei condomìni. Milano ha smarrito il senso della prossimità. Ci si difende più che riconoscersi. Non è solo insicurezza, è mancanza di legami. Una città dove tutto scorre veloce, ma niente si lega più. ❗️Se pensate che il mio sia il solito pianto greco o una lamentela populista, liberissimi di farlo. Ma se anche solo in parte vi riconoscete in queste parole, se riuscite a guardare oltre la retorica e il vaneggiamento, allora forse potete concordare con me: quella che una volta era una realtà luccicante e piena di opportunità è oggi una terra arida, fatta di contraddizioni e disuguaglianze sempre più evidenti. Abbiamo identificato i problemi. Ora tocca a noi lavorare per cambiare le cose. ❗️👉🙏Per questo rivolgo un appello a tutti i comitati, i gruppi, le realtà esistenti: superiamo le differenze, le sensibilità, le gelosie. Facciamo il salto. Ricominciamo a cooperare e torniamo nei luoghi decisionali, nelle istituzioni, dove si può ancora incidere. Ma dobbiamo volerlo davvero. Non per una leadership, ma per una maturità collettiva. Se vogliamo farlo, troviamoci. Parliamo di lavoro politico. Se non vogliamo, allora tanti auguri a ognuno di noi. Nell’accettazione della duplice fatica: la miseria… e l’assuefazione a una realtà che non si vuole cambiare. "If Winter comes, can Spring be far behind?" (Cit. Percy Bysshe Shelley – Ode al vento d’Occidente) #Milano #Fattore3C #Cambiamento #Attivismo #CittàDaRifare #GiustiziaSociale #TreC #Speculazione #Carovita #SolitudineUrbana #RomanticismoPolitico #Partecipa #RivoltaCivile
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  • Non preoccuparti

    Ecco una lista di cose di cui non c'è bisogno che ti preoccupi:

    • Non preoccuparti se le persone ti sembrano strane
    • Non preoccuparti se le cose ti sembrano confuse
    • Non preoccuparti se non capisci esattamente cosa vuoi
    • Non preoccuparti per le persone che ami
    • Non preoccuparti per le persone che non ti amano
    • Non preoccuparti per la morte
    • Non preoccuparti per il futuro
    • Non preoccuparti se ti senti in colpa (ma cerca di capire perché)
    • Non preoccuparti di essere felice
    • Non preoccuparti di diventare famosa

    Ecco invece una lista di cose di cui dovresti cominciare a occuparti:

    • Essere gentile con gli altri
    • Mantenere sempre la parola data
    • Saper perdere con grazia
    • Evitare l'invidia
    • Non raccontare bugie
    • Essere puntuale
    • Usare bene il proprio talento
    • Tenere la testa alta, sempre

    Se riesci a ricordarti anche solo metà di queste cose, andrà tutto bene.

    Ti voglio bene,
    Papà.

    ---

    Lettera di Francis Scott Fitzgerald alla figlia Pie, datata aprile 1933.

    ---

    Scarica e invia questo video a una persona a cui vuoi bene: sarà un bel regalo 🫴
    Non preoccuparti 💎 Ecco una lista di cose di cui non c'è bisogno che ti preoccupi: • Non preoccuparti se le persone ti sembrano strane • Non preoccuparti se le cose ti sembrano confuse • Non preoccuparti se non capisci esattamente cosa vuoi • Non preoccuparti per le persone che ami • Non preoccuparti per le persone che non ti amano • Non preoccuparti per la morte • Non preoccuparti per il futuro • Non preoccuparti se ti senti in colpa (ma cerca di capire perché) • Non preoccuparti di essere felice • Non preoccuparti di diventare famosa Ecco invece una lista di cose di cui dovresti cominciare a occuparti: • Essere gentile con gli altri • Mantenere sempre la parola data • Saper perdere con grazia • Evitare l'invidia • Non raccontare bugie • Essere puntuale • Usare bene il proprio talento • Tenere la testa alta, sempre Se riesci a ricordarti anche solo metà di queste cose, andrà tutto bene. Ti voglio bene, Papà. --- Lettera di Francis Scott Fitzgerald alla figlia Pie, datata aprile 1933. --- Scarica e invia questo video a una persona a cui vuoi bene: sarà un bel regalo 🫴
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  • Resurrezione Culturale – Appello per un Nuovo Inizio
    Uniamoci per scrivere insieme un nuovo programma culturale


    Se continuo a insistere sulla Cultura, un motivo ci sarà. E no, non è solo un’ossessione personale che mi tiene sveglio la notte. Se cerco di spingerla fino al limite, quasi a forza, è perché ci manca. Come una vitamina essenziale che, se assente, manda in tilt il corpo.

    E sfido chiunque a dimostrarmi il contrario: la Cultura, nei programmi elettorali degli ultimi dieci anni, non c’è. O comunque, non tra le priorità. Neanche nella top ten dei desideri più utopici.
    È un errore gravissimo.
    E non lo dico da intellettuale elitario o nostalgico, ma da cittadino che crede ancora nel valore trasversale, sociale e rigenerativo della Cultura.
    In un’epoca di guerre, repressioni e comunicazioni distorte, ci stiamo dimenticando delle sue proprietà nutritive. Eppure la Cultura – nelle sue forme più vive come l’Arte, la Comunicazione, l’Espressione – è sempre stata quel ponte che collega le differenze, che aggrega dove la politica ha diviso.
    Non è uno slogan.
    È una visione concreta che parte da un presupposto: non si può fare politica senza un’anima umanistica.

    Non servono lauree ad Harvard o trent’anni di carriera istituzionale per capirlo:

    L’Italia ha smarrito lo spirito critico che l’ha resa grande.
    Le nostre città hanno perso la capacità di immaginare e narrare il futuro.
    Abbiamo dimenticato il potere educativo ed evolutivo di un teatro, di una mostra, di una narrazione collettiva.

    Vogliamo ancora ignorare tutto questo?
    Vogliamo continuare a nasconderci dietro l'alibi delle emergenze?
    Sanità, lavoro, ambiente: temi cruciali. Ma nessuno di questi può essere affrontato davvero se non recuperiamo la nostra coscienza collettiva, la capacità di parlare, raccontare, sognare.
    Serve visione. Serve umanità.

    A Milano, ci attende una nuova tornata amministrativa.
    E io non mi rassegno a vedere, ancora una volta, la Cultura relegata in fondo, tra le note a piè di pagina di qualche documento programmatico.

    ❗️Per questo faccio un appello.
    A cittadine e cittadini.
    A chi lavora nella cultura e a chi ne è appassionato.
    A giovani e a veterani.
    A chi vuole mettersi in gioco, senza etichette, senza bandiere, con l’unico obiettivo di costruire insieme un programma culturale vero, forte, non decorativo.
    Ho già messo nero su bianco alcune idee. Ma non voglio che restino le mie.
    Voglio che siano il calcio d’inizio di un lavoro collettivo.
    È tempo di rimettere in circolo questa vitamina essenziale.

    È tempo di costruire ponti e connessioni umane, oltre le divisioni e le delusioni.
    Io ci sono. E voi?

    Contattatemi per partecipare a questo percorso.
    Milano lo merita. Noi lo meritiamo.


    #ResurrezioneCulturale #CulturaÈPolitica #Milano2026 #ProgrammaCulturale #AppelloAllaCultura #CostruirePonti #VisioneComune #RinascitaCivile #MilanoRiparte #PoliticaUmanistica
    Resurrezione Culturale – Appello per un Nuovo Inizio ✊📚 Uniamoci per scrivere insieme un nuovo programma culturale Se continuo a insistere sulla Cultura, un motivo ci sarà. E no, non è solo un’ossessione personale che mi tiene sveglio la notte. Se cerco di spingerla fino al limite, quasi a forza, è perché ci manca. Come una vitamina essenziale che, se assente, manda in tilt il corpo. E sfido chiunque a dimostrarmi il contrario: la Cultura, nei programmi elettorali degli ultimi dieci anni, non c’è. O comunque, non tra le priorità. Neanche nella top ten dei desideri più utopici. È un errore gravissimo. E non lo dico da intellettuale elitario o nostalgico, ma da cittadino che crede ancora nel valore trasversale, sociale e rigenerativo della Cultura. In un’epoca di guerre, repressioni e comunicazioni distorte, ci stiamo dimenticando delle sue proprietà nutritive. Eppure la Cultura – nelle sue forme più vive come l’Arte, la Comunicazione, l’Espressione – è sempre stata quel ponte che collega le differenze, che aggrega dove la politica ha diviso. Non è uno slogan. È una visione concreta che parte da un presupposto: non si può fare politica senza un’anima umanistica. Non servono lauree ad Harvard o trent’anni di carriera istituzionale per capirlo: L’Italia ha smarrito lo spirito critico che l’ha resa grande. Le nostre città hanno perso la capacità di immaginare e narrare il futuro. Abbiamo dimenticato il potere educativo ed evolutivo di un teatro, di una mostra, di una narrazione collettiva. Vogliamo ancora ignorare tutto questo? Vogliamo continuare a nasconderci dietro l'alibi delle emergenze? Sanità, lavoro, ambiente: temi cruciali. Ma nessuno di questi può essere affrontato davvero se non recuperiamo la nostra coscienza collettiva, la capacità di parlare, raccontare, sognare. Serve visione. Serve umanità. A Milano, ci attende una nuova tornata amministrativa. E io non mi rassegno a vedere, ancora una volta, la Cultura relegata in fondo, tra le note a piè di pagina di qualche documento programmatico. 👉❗️Per questo faccio un appello. A cittadine e cittadini. A chi lavora nella cultura e a chi ne è appassionato. A giovani e a veterani. A chi vuole mettersi in gioco, senza etichette, senza bandiere, con l’unico obiettivo di costruire insieme un programma culturale vero, forte, non decorativo. Ho già messo nero su bianco alcune idee. Ma non voglio che restino le mie. Voglio che siano il calcio d’inizio di un lavoro collettivo. È tempo di rimettere in circolo questa vitamina essenziale. 🙏È tempo di costruire ponti e connessioni umane, oltre le divisioni e le delusioni. Io ci sono. E voi? Contattatemi per partecipare a questo percorso. Milano lo merita. Noi lo meritiamo. #ResurrezioneCulturale #CulturaÈPolitica #Milano2026 #ProgrammaCulturale #AppelloAllaCultura #CostruirePonti #VisioneComune #RinascitaCivile #MilanoRiparte #PoliticaUmanistica
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  • Moni Ovadia: “L’uso infame dell’epiteto ‘antisemita’ contro chi è dalla parte dei perseguitati è una schifezza”

    “L’uso infame e ripugnante dell’epiteto ‘antisemita’, rivolto a persone perbene che sentono come loro fratelli gli ultimi, i vessati, i perseguitati, è una schifezza. È come sputare sulle ceneri dei morti della Shoah“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Battitori Liberi (Radio Cusano Campus) da Moni Ovadia a proposito degli opinionisti che furoreggiano in tv e che sostengono la liceità dei crimini israeliani “per combattere il terrorismo di Hamas”: “Questi giornalisti dicono una stupidaggine di proporzioni ciclopiche, perché sostengono un partito preso a priori. Se fossero onesti, direbbero almeno che Israele ha violato tutte le risoluzioni dell’Onu e la convenzione di Ginevra. Israele, insieme al suo complice, cioè gli Usa – continua- – ha fatto carne di porco del diritto internazionale. Il danno che hanno fatto i sionisti è inenarrabile. Intanto, è la bancarotta fraudolenta di tutto l’Occidente che non si è opposto. Bastava dire agli israeliani che sarebbero stati sostenuti, a patto che avessero rispettato le risoluzioni di Ginevra e dell’Onu. E invece a chiunque muova una critica loro danno dell’antisemita”.

    Ovadia si pronuncia sulle proteste dei parenti degli ostaggi israeliani contro Netanyahu: “Io capisco e sento la tragedia dei familiari, ma avrebbero fatto bene a protestare prima, cioè quando le colonizzazioni, l’occupazione, la segregazione e il razzismo si estendevano progressivamente. Il sionismo è sempre stato ab origine un’ideologia colonialista, razzista e segregazionista. Quando hanno esteso le colonie a dismisura, non c’era ancora Netanyahu. Netanyahu non è una deriva rispetto al sionismo ma è l’epitome del sionismo – continua, citando Golda Meir – C’era Ben Gurion quando fecero la pulizia etnica del ’48, non c’era Netanyahu. Ora c’è naturalmente Netanyahu che fa parte del sionismo revisionista, cioè fascista. Quindi, Netanyahu è un fascista e anche peggio. Però tutto il progetto sionista è stato concepito per scotomizzare i palestinesi dalla realtà”.
    E aggiunge: “Io mi definisco un radicale antisionista. Il sionismo è un progetto fallito nell’infamia. Mi riferisco alle parole del professor Amos Goldberg, il più illustre storico dell’Olocausto israeliano e docente dipartimento di storia ebraica dell’Università ebraica di Gerusalemme e che ha definito quello che accade a Gaza “genocidio intenzionale””.

    Lo scrittore conclude: “A Londra manifestano ogni giorno alcuni sopravvissuti alla Shoah. Il loro rappresentante si chiama Stephen Kapos, da Budapest fu deportato per sette anni ad Auschwitz. Lui gira con un cartello attaccato al collo con la scritta “Stop genocide in Gaza”, ogni giorno che Dio manda in terra. Quindi, nessuno può avocare a sé la titolarità di quella terribile catastrofe subita dagli ebrei – chiosa – perché gli ebrei che sono stati sterminati dai nazisti non avevano una nazione, non erano ebrei della Diaspora. Dubito che, se Hitler avesse visto gli ebrei come sono oggi gli israeliani, avrebbe messo in piedi quell’immane macello. E lo dico perché è pieno di antisemiti che sono ultrafilosionisti, soprattutto in America”.



    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/06/ovadia-israele-gaza-genocidio-sionismo-netanyahu/7977351/
    Moni Ovadia: “L’uso infame dell’epiteto ‘antisemita’ contro chi è dalla parte dei perseguitati è una schifezza” “L’uso infame e ripugnante dell’epiteto ‘antisemita’, rivolto a persone perbene che sentono come loro fratelli gli ultimi, i vessati, i perseguitati, è una schifezza. È come sputare sulle ceneri dei morti della Shoah“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Battitori Liberi (Radio Cusano Campus) da Moni Ovadia a proposito degli opinionisti che furoreggiano in tv e che sostengono la liceità dei crimini israeliani “per combattere il terrorismo di Hamas”: “Questi giornalisti dicono una stupidaggine di proporzioni ciclopiche, perché sostengono un partito preso a priori. Se fossero onesti, direbbero almeno che Israele ha violato tutte le risoluzioni dell’Onu e la convenzione di Ginevra. Israele, insieme al suo complice, cioè gli Usa – continua- – ha fatto carne di porco del diritto internazionale. Il danno che hanno fatto i sionisti è inenarrabile. Intanto, è la bancarotta fraudolenta di tutto l’Occidente che non si è opposto. Bastava dire agli israeliani che sarebbero stati sostenuti, a patto che avessero rispettato le risoluzioni di Ginevra e dell’Onu. E invece a chiunque muova una critica loro danno dell’antisemita”. Ovadia si pronuncia sulle proteste dei parenti degli ostaggi israeliani contro Netanyahu: “Io capisco e sento la tragedia dei familiari, ma avrebbero fatto bene a protestare prima, cioè quando le colonizzazioni, l’occupazione, la segregazione e il razzismo si estendevano progressivamente. Il sionismo è sempre stato ab origine un’ideologia colonialista, razzista e segregazionista. Quando hanno esteso le colonie a dismisura, non c’era ancora Netanyahu. Netanyahu non è una deriva rispetto al sionismo ma è l’epitome del sionismo – continua, citando Golda Meir – C’era Ben Gurion quando fecero la pulizia etnica del ’48, non c’era Netanyahu. Ora c’è naturalmente Netanyahu che fa parte del sionismo revisionista, cioè fascista. Quindi, Netanyahu è un fascista e anche peggio. Però tutto il progetto sionista è stato concepito per scotomizzare i palestinesi dalla realtà”. E aggiunge: “Io mi definisco un radicale antisionista. Il sionismo è un progetto fallito nell’infamia. Mi riferisco alle parole del professor Amos Goldberg, il più illustre storico dell’Olocausto israeliano e docente dipartimento di storia ebraica dell’Università ebraica di Gerusalemme e che ha definito quello che accade a Gaza “genocidio intenzionale””. Lo scrittore conclude: “A Londra manifestano ogni giorno alcuni sopravvissuti alla Shoah. Il loro rappresentante si chiama Stephen Kapos, da Budapest fu deportato per sette anni ad Auschwitz. Lui gira con un cartello attaccato al collo con la scritta “Stop genocide in Gaza”, ogni giorno che Dio manda in terra. Quindi, nessuno può avocare a sé la titolarità di quella terribile catastrofe subita dagli ebrei – chiosa – perché gli ebrei che sono stati sterminati dai nazisti non avevano una nazione, non erano ebrei della Diaspora. Dubito che, se Hitler avesse visto gli ebrei come sono oggi gli israeliani, avrebbe messo in piedi quell’immane macello. E lo dico perché è pieno di antisemiti che sono ultrafilosionisti, soprattutto in America”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/06/ovadia-israele-gaza-genocidio-sionismo-netanyahu/7977351/
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    Ovadia: “L’uso infame dell’epiteto ‘antisemita’ contro chi è dalla parte dei perseguitati è una schifezza” - Il Fatto Quotidiano
    Lo scrittore cita Amos Goldberg: “A Gaza c’è un genocidio intenzionale”. E attacca il sionismo e molti commentatori televisivi - Video
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  • LIBRETTO INFORMATIVO PER IL REFERENDUM DELL’8 E 9 GIUGNO 2025
    Facciamo la nostra parte. Ora. Non dopo.

    Manca poco più di un mese al Referendum e ai suoi 5 quesiti fondamentali.
    C’è chi ha già deciso come votare.
    C’è chi aspetta ancora le indicazioni del proprio partito.
    E c’è una larga parte della popolazione che – con onestà – non ha ancora capito di cosa si tratti.
    E non è una colpa. È un sintomo.
    Un sintomo di una democrazia che non informa abbastanza, che spesso lascia i cittadini in balia di propaganda e confusione.
    Ma questa volta è diverso. Questa volta non si tratta solo di scegliere un simbolo o un partito.
    Si tratta di scegliere se vogliamo davvero contare.
    L’8 e 9 Giugno non si vota per "simpatia", né per "convenienza".
    Si vota per noi. Per i nostri diritti. Per la nostra voce.
    Cinque quesiti che superano le bandiere ideologiche e parlano di giustizia, trasparenza, partecipazione.
    Chi pensa che astenersi sia una forma di protesta, stavolta rischia di fare il gioco di chi conta sul nostro silenzio.
    Se non raggiungiamo il quorum, nessuno ci ascolterà più.
    E avremo consegnato il potere – ancora una volta – a chi lo usa per sé, non per noi.

    ❗️Ma c’è uno strumento prezioso a nostra disposizione.
    Un libretto, redatto grazie al lavoro del collettivo Più Democrazia Italia, in collaborazione con cittadini e comitati per il Sì e per il No.
    Un atto di responsabilità civica, come dovrebbe essere fatto dallo Stato, ma che oggi arriva da noi cittadini.
    È uno strumento neutro, chiaro, onesto. Come dovrebbe essere l'informazione in democrazia.
    Vi invitiamo a leggerlo.
    A condividerlo.
    A discuterne con amici, colleghi, parenti.

    Perché la democrazia diretta parte da qui. Dalla consapevolezza. Dalla scelta. Dal coraggio.

    Scaricalo qui:

    https://www.piudemocraziaitalia.org/2025/04/28/libretto-informativo-per-i-referendum-del-8-9-giugno-2025/

    Buona lettura, buona condivisione e buona partecipazione.
    Facciamoci sentire. È il nostro momento.

    #Referendum2025 #DemocraziaDiretta #PartecipazioneCivica #InformarsiPerScegliere #IoVoto #DirittiDiTutti #PiùDemocrazia #QuorumDaRaggiungere #ItaliaChePartecipa #ResponsabilitàCivile #LibrettoReferendum
    LIBRETTO INFORMATIVO PER IL REFERENDUM DELL’8 E 9 GIUGNO 2025 Facciamo la nostra parte. Ora. Non dopo. ✍️ Manca poco più di un mese al Referendum e ai suoi 5 quesiti fondamentali. C’è chi ha già deciso come votare. C’è chi aspetta ancora le indicazioni del proprio partito. E c’è una larga parte della popolazione che – con onestà – non ha ancora capito di cosa si tratti. E non è una colpa. È un sintomo. Un sintomo di una democrazia che non informa abbastanza, che spesso lascia i cittadini in balia di propaganda e confusione. Ma questa volta è diverso. Questa volta non si tratta solo di scegliere un simbolo o un partito. Si tratta di scegliere se vogliamo davvero contare. L’8 e 9 Giugno non si vota per "simpatia", né per "convenienza". Si vota per noi. Per i nostri diritti. Per la nostra voce. Cinque quesiti che superano le bandiere ideologiche e parlano di giustizia, trasparenza, partecipazione. Chi pensa che astenersi sia una forma di protesta, stavolta rischia di fare il gioco di chi conta sul nostro silenzio. Se non raggiungiamo il quorum, nessuno ci ascolterà più. E avremo consegnato il potere – ancora una volta – a chi lo usa per sé, non per noi. ❗️👉Ma c’è uno strumento prezioso a nostra disposizione. Un libretto, redatto grazie al lavoro del collettivo Più Democrazia Italia, in collaborazione con cittadini e comitati per il Sì e per il No. Un atto di responsabilità civica, come dovrebbe essere fatto dallo Stato, ma che oggi arriva da noi cittadini. È uno strumento neutro, chiaro, onesto. Come dovrebbe essere l'informazione in democrazia. Vi invitiamo a leggerlo. A condividerlo. A discuterne con amici, colleghi, parenti. Perché la democrazia diretta parte da qui. Dalla consapevolezza. Dalla scelta. Dal coraggio. 👉 Scaricalo qui: https://www.piudemocraziaitalia.org/2025/04/28/libretto-informativo-per-i-referendum-del-8-9-giugno-2025/ Buona lettura, buona condivisione e buona partecipazione. Facciamoci sentire. È il nostro momento. #Referendum2025 #DemocraziaDiretta #PartecipazioneCivica #InformarsiPerScegliere #IoVoto #DirittiDiTutti #PiùDemocrazia #QuorumDaRaggiungere #ItaliaChePartecipa #ResponsabilitàCivile #LibrettoReferendum
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  • Per chi non avesse ancora capito, questa mossa del governo Trump in pratica elimina la possibilità di nuovi vaccini.

    Quasi nessuno dei vaccini esistenti potrebbe passare test clinici dimostrando sicurezza ed efficacia contro un placebo.

    È un atto talmente rivoluzionario che stento ancora a crederci. E mi domando come potranno venire approvati nel resto del mondo dei "vaccini" non approvati negli USA.

    For those who haven't figured it out yet, this move by the Trump administration essentially eliminates the possibility of new vaccines.

    Almost none of the existing vaccines could pass clinical trials demonstrating safety and efficacy against a placebo.

    This is such a revolutionary act that I still can't believe it. And I wonder how "vaccines" not approved in the US could be approved in the rest of the world.

    Source: https://x.com/MarcoDabizzi/status/1918177376753860627?t=96j7WrR4qYtLAdwCs18B4A&s=19
    Per chi non avesse ancora capito, questa mossa del governo Trump in pratica elimina la possibilità di nuovi vaccini. Quasi nessuno dei vaccini esistenti potrebbe passare test clinici dimostrando sicurezza ed efficacia contro un placebo. È un atto talmente rivoluzionario che stento ancora a crederci. E mi domando come potranno venire approvati nel resto del mondo dei "vaccini" non approvati negli USA. For those who haven't figured it out yet, this move by the Trump administration essentially eliminates the possibility of new vaccines. Almost none of the existing vaccines could pass clinical trials demonstrating safety and efficacy against a placebo. This is such a revolutionary act that I still can't believe it. And I wonder how "vaccines" not approved in the US could be approved in the rest of the world. Source: https://x.com/MarcoDabizzi/status/1918177376753860627?t=96j7WrR4qYtLAdwCs18B4A&s=19
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  • Non saranno tutti bombati? A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca...
    Giocatori del Barcellona con le bende ai polsi: in Spagna scoppia il caso. L'ex medico del Real: "Se vuoi un accesso venoso più facile..." - Il Fatto Quotidiano
    "Non credo si tratti di una moda. Basta che mi spieghino il motivo. Qual è il segreto?"

    “Non so cosa stia succedendo, ma quello che voglio dire è che qualsiasi medico sa che se vuoi avere un accesso venoso più facile devi agire sulle mani e sui polsi”. Niko Mihic, ex responsabile dei servizi medici del Real Madrid per 7 anni, ha rilasciato un’intervista a Marca che sta facendo molto discutere in Spagna, proprio a pochi giorni dalla semifinale di ritorno di Champions League contro l’Inter. Il dottore, rispondendo a una domanda in cui gli veniva chiesto se dietro questa nuova tendenza da parte dei calciatori del Barcellona e non solo di indossare fasciature alle mani e ai polsi ci fosse una spiegazione medica, ha dichiarato: “Non credo si tratti di una moda. Penso che un giocatore non indossi qualcosa che faccia presumere che si stia proteggendo da una lesione solo per sentirsi più bello. Gli servirà per qualche motivo, no?”.

    Che Mihic abbia lasciato intendere che tra i catalani ci siano dei casi di doping? Non è chiaro, ma è una delle interpretazioni possibile delle sue affermazioni. Dal canto suo, il medico ha quindi ironizzato: “Potrebbe darsi che stiano progettando giochi di strategia, giocando molto a calcio balilla e prendendosi la tendinite“. E quindi: “Non capisco ciò che stanno facendo e che lo smentiscano, che dicano ‘no’, che mi spieghino ciò che stanno facendo. Qual è il segreto?”.

    Il calciatore blaugrana Pau Victor ha commentato queste parole con una storia su Instagram con l’emoji della faccina che ride. Probabilmente si tratta solo di abitudine da parte di calciatori che in passato si sono fatti male in quelle parti del corpo e ora si tutelano con questi bendaggi. E poi, c’è anche un po’ di superstizione: Luis Suarez, ex Barcellona tra l’altro, ha spesso giocato con questa fasciatura e una volta dichiarò: “La prima volta che mi sono fasciato la mano feci 2 gol, da quel momento non l’ho più tolta”.

    Nel Barcellona sono effettivamente tanti i giocatori che usano i bendaggi: da Lewandowski a Lamine Yamal, da Raphinha a De Jong fino a Gavi. Ma in molti, rispondendo alle parole di Mihic, hanno fatto notare come la moda sia diffusa anche tra i giocatori del Real Madrid, in particolare Rudiger e Fran Garcia. Senza dimenticare che uno dei bendaggi al polso più famosi è quello di un ex Blancos, Karim Benzema. Il francese nel 2019 si fratturò il dito mignolo e scelse di rimandare l’operazione e continuare a giocare con una fasciatura. Nella stagione successiva subì un altro colpo nello stesso punto, costringendolo a mantenere il bendaggio, diventato poi un portafortuna e un trattino iconico. Per questo, quando gioca, Benzema ha deciso di non farne più a meno.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/03/giocatori-barcellona-bende-fasciature-mani-polsi-spagna-polemiche-ex-medico-real-madrid-accuse/7973634/
    Non saranno tutti bombati? A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca... Giocatori del Barcellona con le bende ai polsi: in Spagna scoppia il caso. L'ex medico del Real: "Se vuoi un accesso venoso più facile..." - Il Fatto Quotidiano "Non credo si tratti di una moda. Basta che mi spieghino il motivo. Qual è il segreto?" “Non so cosa stia succedendo, ma quello che voglio dire è che qualsiasi medico sa che se vuoi avere un accesso venoso più facile devi agire sulle mani e sui polsi”. Niko Mihic, ex responsabile dei servizi medici del Real Madrid per 7 anni, ha rilasciato un’intervista a Marca che sta facendo molto discutere in Spagna, proprio a pochi giorni dalla semifinale di ritorno di Champions League contro l’Inter. Il dottore, rispondendo a una domanda in cui gli veniva chiesto se dietro questa nuova tendenza da parte dei calciatori del Barcellona e non solo di indossare fasciature alle mani e ai polsi ci fosse una spiegazione medica, ha dichiarato: “Non credo si tratti di una moda. Penso che un giocatore non indossi qualcosa che faccia presumere che si stia proteggendo da una lesione solo per sentirsi più bello. Gli servirà per qualche motivo, no?”. Che Mihic abbia lasciato intendere che tra i catalani ci siano dei casi di doping? Non è chiaro, ma è una delle interpretazioni possibile delle sue affermazioni. Dal canto suo, il medico ha quindi ironizzato: “Potrebbe darsi che stiano progettando giochi di strategia, giocando molto a calcio balilla e prendendosi la tendinite“. E quindi: “Non capisco ciò che stanno facendo e che lo smentiscano, che dicano ‘no’, che mi spieghino ciò che stanno facendo. Qual è il segreto?”. Il calciatore blaugrana Pau Victor ha commentato queste parole con una storia su Instagram con l’emoji della faccina che ride. Probabilmente si tratta solo di abitudine da parte di calciatori che in passato si sono fatti male in quelle parti del corpo e ora si tutelano con questi bendaggi. E poi, c’è anche un po’ di superstizione: Luis Suarez, ex Barcellona tra l’altro, ha spesso giocato con questa fasciatura e una volta dichiarò: “La prima volta che mi sono fasciato la mano feci 2 gol, da quel momento non l’ho più tolta”. Nel Barcellona sono effettivamente tanti i giocatori che usano i bendaggi: da Lewandowski a Lamine Yamal, da Raphinha a De Jong fino a Gavi. Ma in molti, rispondendo alle parole di Mihic, hanno fatto notare come la moda sia diffusa anche tra i giocatori del Real Madrid, in particolare Rudiger e Fran Garcia. Senza dimenticare che uno dei bendaggi al polso più famosi è quello di un ex Blancos, Karim Benzema. Il francese nel 2019 si fratturò il dito mignolo e scelse di rimandare l’operazione e continuare a giocare con una fasciatura. Nella stagione successiva subì un altro colpo nello stesso punto, costringendolo a mantenere il bendaggio, diventato poi un portafortuna e un trattino iconico. Per questo, quando gioca, Benzema ha deciso di non farne più a meno. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/03/giocatori-barcellona-bende-fasciature-mani-polsi-spagna-polemiche-ex-medico-real-madrid-accuse/7973634/
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  • Troppe rinnovabili e mancanza di turbine a gas già accese sono le cause del blocco elettrico iberico.
    E così tutti capiscono che non si vive di solo digitale.
    Troppe rinnovabili e mancanza di turbine a gas già accese sono le cause del blocco elettrico iberico. E così tutti capiscono che non si vive di solo digitale.
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