Stadio pieno, urne vuote ⚽️
Ieri a Milano il popolo si è svegliato. Ma non per una causa politica, né per i diritti sociali, né per difendere l’ambiente o la scuola pubblica. No. Si è svegliato per il Milan.
Una folla compatta, cori, striscioni, rabbia – tutto legittimo, per carità – ma anche tremendamente rivelatore di dove stia andando (o meglio, deragliando) la nostra partecipazione civile.
Certo, ognuno sceglie le proprie battaglie.
Ma siamo sicuri che la partecipazione sia davvero scomparsa? O è semplicemente deviata, incanalata in passioni che ci fanno sentire vivi... ma solo per novanta minuti?
LA CONTESTAZIONE ROSSONERA CHE HA SBANCATO IL WEB
Alle 17:00 scatta il sit-in sotto la sede del Milan.
Oltre 3.000 tifosi – Curva Sud in prima linea – contestano la società: Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra e Moncada.
Striscioni infuocati:
“Singer, Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra, Moncada: andate tutti via, liberate il Milan da questa agonia”
e
“Che sia prima squadra o Milan Futuro, con voi al comando è fallimento sicuro”.
Una mobilitazione feroce. Social impazziti. Hashtag in tendenza. E intanto?
Nessuno si è accorto della manifestazione per la Palestina due giorni prima.
Nessuno si indigna se mancano insegnanti, se i bus non passano o se paradossalmente si dovesse asfaltare anche il "Parco dei Capitani"
Ma provate a vendere Theo Hernandez e vedrete scatenarsi l’inferno.
E allora mi chiedo: ma siamo ancora capaci di canalizzare tutta questa energia, questo senso di appartenenza, questo bisogno di identità, verso battaglie che ci riguardano davvero tutti
O abbiamo deciso che la passione può esistere solo se ha una maglia, uno stemma, una campagna acquisti da commentare sotto il post dell'insider di turno?
Viviamo in una distopia dove la contestazione è diventata merchandising, e la partecipazione uno slogan vuoto sotto la foto del nuovo acquisto.
Forse è il momento di riscrivere il nostro dizionario civile.
Rimettere in ordine le priorità.
E usare gli stessi strumenti del tifo – voce, presenza, passione – anche per le battaglie che non finiscono ai rigori.
Perché il Milan è di tutti, sì.
Ma anche la sanità pubblica, i diritti civili, la scuola, il verde, la dignità del lavoro.
E allora: o torniamo davvero partecipativi, o la nostra sarà solo una bellissima, struggente, falsa contestazione.
#ContestazioneDeviata #PartecipazioneFasulla #AttivismoSelective #CurvaSudVsUrneVuote #MilanoSiSmuoveSoloPerIlCalcio #PanemEtCircenses2025 #PoliticaZeroPassione100
Ieri a Milano il popolo si è svegliato. Ma non per una causa politica, né per i diritti sociali, né per difendere l’ambiente o la scuola pubblica. No. Si è svegliato per il Milan.
Una folla compatta, cori, striscioni, rabbia – tutto legittimo, per carità – ma anche tremendamente rivelatore di dove stia andando (o meglio, deragliando) la nostra partecipazione civile.
Certo, ognuno sceglie le proprie battaglie.
Ma siamo sicuri che la partecipazione sia davvero scomparsa? O è semplicemente deviata, incanalata in passioni che ci fanno sentire vivi... ma solo per novanta minuti?
LA CONTESTAZIONE ROSSONERA CHE HA SBANCATO IL WEB
Alle 17:00 scatta il sit-in sotto la sede del Milan.
Oltre 3.000 tifosi – Curva Sud in prima linea – contestano la società: Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra e Moncada.
Striscioni infuocati:
“Singer, Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra, Moncada: andate tutti via, liberate il Milan da questa agonia”
e
“Che sia prima squadra o Milan Futuro, con voi al comando è fallimento sicuro”.
Una mobilitazione feroce. Social impazziti. Hashtag in tendenza. E intanto?
Nessuno si è accorto della manifestazione per la Palestina due giorni prima.
Nessuno si indigna se mancano insegnanti, se i bus non passano o se paradossalmente si dovesse asfaltare anche il "Parco dei Capitani"
Ma provate a vendere Theo Hernandez e vedrete scatenarsi l’inferno.
E allora mi chiedo: ma siamo ancora capaci di canalizzare tutta questa energia, questo senso di appartenenza, questo bisogno di identità, verso battaglie che ci riguardano davvero tutti
O abbiamo deciso che la passione può esistere solo se ha una maglia, uno stemma, una campagna acquisti da commentare sotto il post dell'insider di turno?
Viviamo in una distopia dove la contestazione è diventata merchandising, e la partecipazione uno slogan vuoto sotto la foto del nuovo acquisto.
Forse è il momento di riscrivere il nostro dizionario civile.
Rimettere in ordine le priorità.
E usare gli stessi strumenti del tifo – voce, presenza, passione – anche per le battaglie che non finiscono ai rigori.
Perché il Milan è di tutti, sì.
Ma anche la sanità pubblica, i diritti civili, la scuola, il verde, la dignità del lavoro.
E allora: o torniamo davvero partecipativi, o la nostra sarà solo una bellissima, struggente, falsa contestazione.
#ContestazioneDeviata #PartecipazioneFasulla #AttivismoSelective #CurvaSudVsUrneVuote #MilanoSiSmuoveSoloPerIlCalcio #PanemEtCircenses2025 #PoliticaZeroPassione100
Stadio pieno, urne vuote ⚽️✖️✉️
Ieri a Milano il popolo si è svegliato. Ma non per una causa politica, né per i diritti sociali, né per difendere l’ambiente o la scuola pubblica. No. Si è svegliato per il Milan.
Una folla compatta, cori, striscioni, rabbia – tutto legittimo, per carità – ma anche tremendamente rivelatore di dove stia andando (o meglio, deragliando) la nostra partecipazione civile.
Certo, ognuno sceglie le proprie battaglie.
Ma siamo sicuri che la partecipazione sia davvero scomparsa? O è semplicemente deviata, incanalata in passioni che ci fanno sentire vivi... ma solo per novanta minuti?
🔴 LA CONTESTAZIONE ROSSONERA CHE HA SBANCATO IL WEB
Alle 17:00 scatta il sit-in sotto la sede del Milan.
Oltre 3.000 tifosi – Curva Sud in prima linea – contestano la società: Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra e Moncada.
Striscioni infuocati:
“Singer, Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra, Moncada: andate tutti via, liberate il Milan da questa agonia”
e
“Che sia prima squadra o Milan Futuro, con voi al comando è fallimento sicuro”.
Una mobilitazione feroce. Social impazziti. Hashtag in tendenza. E intanto?
Nessuno si è accorto della manifestazione per la Palestina due giorni prima.
Nessuno si indigna se mancano insegnanti, se i bus non passano o se paradossalmente si dovesse asfaltare anche il "Parco dei Capitani"
Ma provate a vendere Theo Hernandez e vedrete scatenarsi l’inferno.
⁉️E allora mi chiedo: ma siamo ancora capaci di canalizzare tutta questa energia, questo senso di appartenenza, questo bisogno di identità, verso battaglie che ci riguardano davvero tutti⁉️
O abbiamo deciso che la passione può esistere solo se ha una maglia, uno stemma, una campagna acquisti da commentare sotto il post dell'insider di turno?
Viviamo in una distopia dove la contestazione è diventata merchandising, e la partecipazione uno slogan vuoto sotto la foto del nuovo acquisto.
Forse è il momento di riscrivere il nostro dizionario civile.
Rimettere in ordine le priorità.
E usare gli stessi strumenti del tifo – voce, presenza, passione – anche per le battaglie che non finiscono ai rigori.
Perché il Milan è di tutti, sì.
Ma anche la sanità pubblica, i diritti civili, la scuola, il verde, la dignità del lavoro.
E allora: o torniamo davvero partecipativi, o la nostra sarà solo una bellissima, struggente, falsa contestazione.
#ContestazioneDeviata #PartecipazioneFasulla #AttivismoSelective #CurvaSudVsUrneVuote #MilanoSiSmuoveSoloPerIlCalcio #PanemEtCircenses2025 #PoliticaZeroPassione100
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