LA PRIVACY È MORTA L’11 SETTEMBRE. IL FUNERALE LO PAGHIAMO NOI.

Un tempo la privacy era sacra. Oggi è un meme. Dal giorno in cui due aerei hanno sventrato Manhattan, ci hanno convinti che per “essere al sicuro” dovevamo consegnare tutto: dati, libertà, dignità, cervello.

Ci hanno detto: “O rinunci alla tua privacy, o muori.”
E noi, come pecore ben addestrate, abbiamo applaudito, scaricato l’app, fatto il check-in, accettato i cookie, autorizzato la fotocamera, geolocalizzati anche in bagno.

Abbiamo scambiato la libertà per una promessa di protezione fatta da chi ci controlla.

Da allora ogni legge “antiterrorismo” è diventata un cavallo di Troia: dentro c’erano le manette digitali.
Il Patriot Act americano è stato la madre di tutte le autocastrazioni globali. L’Europa ha preso appunti, i governi hanno imparato il trucco: basta dire “emergenza” e la gente ti regala pure la password del Wi-Fi.

Oggi siamo schedati, profilati, spiati, ma felici. Perché ci hanno venduto la sorveglianza come progresso.
Alexa ascolta le nostre crisi matrimoniali, Siri memorizza le nostre perversioni, Google conosce le nostre paure meglio dello psicanalista.

Il paradosso? Lottiamo per “diritti civili” ma accettiamo di vivere dentro un panopticon digitale.
Ci indigniamo per un’intercettazione, poi raccontiamo i nostri segreti su Instagram, in diretta, con i cuoricini.

Politicamente parlando, siamo passati dalla sovranità al consenso forzato, dalla democrazia alla piattaforma.
Abbiamo rinunciato al diritto di essere dimenticati. Abbiamo accettato di essere prodotti. Merce. Codici. Target.

E tutto questo mentre ci raccontano che lo facciamo per “partecipare”, per “inclusione”. Che meraviglia l’inclusione, se poi ti includono nel cloud e ti vendono ai cinesi.

Il punto è semplice:
Non ci hanno tolto la privacy.
Ce l’hanno fatta odiare.
E ce l’hanno sostituita con l’esibizionismo coatto, la falsa connessione, la dipendenza dallo sguardo altrui.

Oggi non viviamo per essere liberi. Viviamo per essere osservati.
E chi non lo capisce, è già morto. Solo che ancora non lo sa.

— Dr. Cinismo
“Non siamo cittadini. Siamo utenti. E paghiamo pure l’abbonamento alla prigione.”

Source: https://x.com/drcinismo/status/1927963146364538947?t=-aReYyYV7M4ThCgQu9NmVg&s=19
LA PRIVACY È MORTA L’11 SETTEMBRE. IL FUNERALE LO PAGHIAMO NOI. Un tempo la privacy era sacra. Oggi è un meme. Dal giorno in cui due aerei hanno sventrato Manhattan, ci hanno convinti che per “essere al sicuro” dovevamo consegnare tutto: dati, libertà, dignità, cervello. Ci hanno detto: “O rinunci alla tua privacy, o muori.” E noi, come pecore ben addestrate, abbiamo applaudito, scaricato l’app, fatto il check-in, accettato i cookie, autorizzato la fotocamera, geolocalizzati anche in bagno. Abbiamo scambiato la libertà per una promessa di protezione fatta da chi ci controlla. Da allora ogni legge “antiterrorismo” è diventata un cavallo di Troia: dentro c’erano le manette digitali. Il Patriot Act americano è stato la madre di tutte le autocastrazioni globali. L’Europa ha preso appunti, i governi hanno imparato il trucco: basta dire “emergenza” e la gente ti regala pure la password del Wi-Fi. Oggi siamo schedati, profilati, spiati, ma felici. Perché ci hanno venduto la sorveglianza come progresso. Alexa ascolta le nostre crisi matrimoniali, Siri memorizza le nostre perversioni, Google conosce le nostre paure meglio dello psicanalista. Il paradosso? Lottiamo per “diritti civili” ma accettiamo di vivere dentro un panopticon digitale. Ci indigniamo per un’intercettazione, poi raccontiamo i nostri segreti su Instagram, in diretta, con i cuoricini. Politicamente parlando, siamo passati dalla sovranità al consenso forzato, dalla democrazia alla piattaforma. Abbiamo rinunciato al diritto di essere dimenticati. Abbiamo accettato di essere prodotti. Merce. Codici. Target. E tutto questo mentre ci raccontano che lo facciamo per “partecipare”, per “inclusione”. Che meraviglia l’inclusione, se poi ti includono nel cloud e ti vendono ai cinesi. Il punto è semplice: Non ci hanno tolto la privacy. Ce l’hanno fatta odiare. E ce l’hanno sostituita con l’esibizionismo coatto, la falsa connessione, la dipendenza dallo sguardo altrui. Oggi non viviamo per essere liberi. Viviamo per essere osservati. E chi non lo capisce, è già morto. Solo che ancora non lo sa. — Dr. Cinismo “Non siamo cittadini. Siamo utenti. E paghiamo pure l’abbonamento alla prigione.” Source: https://x.com/drcinismo/status/1927963146364538947?t=-aReYyYV7M4ThCgQu9NmVg&s=19
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